Come ha fatto una piccola sagra paesana a trasformarsi in un festival che accoglie artisti internazionali?
Avevo (ed ho tuttora) una grande passione: quella dei cocktail, talmente grande che durante le feste universitarie facevo sempre il barista e mi facevo comprare dai compagni di corso i distillati e i liquori per preparare i drink.
Una volta finita l’università, mentre lavoravo a Treviso sono andato a Padova a fare un corso di barman acrobatico: finivo a mezzanotte, tornavo a casa a Belluno alle 2.00 per poi svegliarmi alle 6.00 in quanto dovevo tornare in ufficio a Treviso la mattina seguente.
Ho sempre desiderato lavorare come barman, e lo ho anche fatto, per passione, non per mantenermi, ma questa grande passione è stato l’inizio di una piccola rivoluzione per un festival che si tiene nel paese dove vivo.
Nel 2007 sono entrato nel consiglio direttivo di una piccola società sportiva di una frazione di un comune della provincia di Belluno.
Alla prima manifestazione calcistica che abbiamo organizzato ho pensato: serviamo solo birra e cola in lattina, perché non fare qualcosa più in linea con i tempi? Ho pensato: “perché non facciamo lo spritz? Tipico cocktail veneto pre dinner.” Così, in un piccolo angolino mi sono messo con vino, Aperol, soda e ghiaccio a prepare drink.
Il risultato fu positivo. Così, dopo varie lotte all’interno del consiglio direttivo, durante la sagra paesana di maggio che si sarebbe svolta l’anno seguente, ho proposto di farmi dare un chiosco smontabile 3 metri per 3 per fare qualcosa di diverso: proporre qualche cocktail tra i più conosciuti in alternativa alla solita birra che si è sempre servita.
Sono partito da solo con due ragazze che mi hanno aiutato a preparare cocktail.
Il tempo non mi è stato d’aiuto, ma con pazienza, sotto le critiche di tutti ho portato dei piccoli introiti. Al tempo la sagra contava circa 200 persone che venivano ogni sera, soprattutto per mangiare.
Sono passati 11 anni da quel chiosco di alluminio 3 metri per 3, solo che oggi il chiosco non c’é più: al suo posto c’è un capannone di 40 metri per 20, sotto il quale vi è un palco 11 metri per 5, sul quale di recente abbiamo ospitato Georgia Mos, Jessie Diamond, Lorenzo Casalino e Dj Aniram, artisti molto noti nel clubbing italiano.
Non ci sono più due ragazze con me, ora ci sono 20 persone che spinano birra, preparano il ghiaccio, servono drink e vista la quantità industriale di cocktail che serviamo, vi sono persone adibite ai preparati, in quanto, servendo oltre 4000 drink a sera, non possiamo certo farli uno ad uno come all’inizio contando i bubble con i metal pour o con il jigger da veri mixologisti! 🙂
Cosa c’entra il marketing qui?
Il marketing c’entra perché siamo stati i primi, e ogni qualvolta hanno cercato di copiarci, noi abbiamo inventato cose nuove, rendendo di anno in anno obsoleti tutti gli altri.
Marketing di prodotto food & beverage
Per quello che riguarda il prodotto, mi sono sempre battuto per avere tonnellate di ghiaccio, per i drink vanno serviti freddi. Non immaginate quanti ci abbiano copiato servendo cocktail senza il ghiaccio, fallendo miseramente.
Marketing di prodotto sulla scelta musicale
Per quello che riguarda la scelta musicale invece, una volta che ho cominciato a disporre di budget un po’ più elevati dei 200 € che avevo a disposizione per un gruppo che si arrangiasse portando il loro impianto audio, ho chiamato artisti mettendo via i miei gusti musicali, focalizzandomi non su ciò che mi piaceva ma su ciò che poteva realmente funzionare.
Una volta invece arrivati a poter gestire 2000 € per l’artista principale e 1000 € per l’impianto audio/luci con relativi tecnici, le cose sono decisamente cambiate.
Da musicista che sono invece ho sempre curato molto i dettagli.
Ho chiesto sempre alle band di arrivare presto per fare sound check prima che la sagra aprisse.
Ho sempre investito molto del mio tempo per il palco, creando per ogni sera uno stacchetto musicale per introdurre l’artista principale di ogni serata.
Ho introdotto il format resident / ospite / resident, ossia mettere un dj locale all’aperitivo, farlo smettere alle 23.00, fa esibire l’ospite (band o dj) fino alle 00.30 circa e poi far riprendere il dj locale fino a chiusura.
Hanno copiato anche questo, solo che se ci sono io come direttore artistico tra il resident e l’ospite non passa nemmeno un secondo di silenzio, tutto coordinato dagli stacchetti musicali che produco io, mentre negli altri festival passano anche minuti, coperti dalla gente che urla contro il palco perché non c’é la musica.
Marketing di COMUNICAZIONE
Virale, guerrilla marketing, pre party a tema, ogni anno un tema diverso, comunicazione a 360°.
La comunicazione negli anni si è sviluppata in:
- spot radio
- grande formato
- volantinaggio
- affissioni
- social media
- sito web
La direzione creativa ha previsto:
- una canzone/sigla a tema
- un tema della sagra diverso ogni anno
- campagna teaser su Facebook
- un video promozionale
RASSEGNA NEI SOCIAL MEDIA
Apprezzati anche dai dj famosi, il nostro festival ha riscosso i post di dj e artisti che sono stati compiaciuti di averne partecipato.