Analizzare cosa la gente cerca, per scoprire cosa potrebbe desiderare realmente.
Quando analizziamo le statistiche di un sito internet, non sono dobbiamo limitarci a vedere le pagine che l’utente visita e quali spostamenti fa, ma se colleghiamo il motore di ricerca a Google Analytics oppure analizziamo attentamente da quali ricerche il nostro visitatore proviene, scopriremo cose interessanti, che ci potranno permettere di scoprire scenari che non conoscevamo prima.
Possiamo individuare bisogni nascosti, non espressi, talvolta “inconsci”, studiando i dati che provengono da Google Analytics e che prendono il nome di search intent, ossia intenti di ricerca: interrogazioni che il visitatore ha fatto alla rete per risolvere un suo problema.
Search intent significa scoprire cosa le persone cercano per intercettare bisogni e desideri, anche latenti.
Usare la search intent ci permette di scoprire un pubblico interessato al nostro prodotto e soprattutto stimolato, in modo tale da far crescere in lui un desiderio nascosto.
Con questo cosa voglio dire?
Se faccio l’analisi dei termini con i quali il mio sito è stato visitato mi accorgerò che ci sono parole con le quali la gente è entrata, oppure parole che anno ricercato tramite il motore di ricerca interno al sito.
Con questi dati potrò intercettare sfere nuove che riguardano la mia attività, per le quali vale la pena scrivere contenuti per la SEO.
Come gestire l’analisi delle ricerche?
In un sito che gestisco personalmente riguardante spettacoli di animazione mi sono accorto che moltissima gente fa accesso al sito perché su Google cerca il prezzo del servizio, vuole informarsi attraverso i motori di ricerca quale sia mediamente in Italia, il prezzo di uno spettacolo.
Notando che le ricerche riguardo a questo argomento erano tante, ho voluto creare delle pagine ad hoc dove come parola chiave principale avevo messo la parola “prezzo” collegata ai vari servizi di animazione e intrattenimento.
Il contenuto della pagina naturalmente non voleva svelare il prezzo, poiché i prezzi erano totalmente personalizzati, sarebbe stato impossibile fare un listino preciso, però nella pagina di parlava di una cifra di massima e vi erano i recapiti per essere contattati.
Queste pagine che hanno come parola chiave il prezzo sono quelle che mi garantiscono moltissime visite, e conseguentemente contatti con i quali possono negoziare un prezzo adeguato per il servizio che offro.
Se ho un sito ed analizzo le visite e le ricerche fatte all’interno di esso, posso scovare parole alle quali non avevo nemmeno pensato, e di conseguenza costruire attorno ad esse delle nicchie, e di conseguenza dei contenuti importanti.
La search intent può quindi anche condizionare il prodotto offerto dall’azienda.
La search intent può quindi anche condizionare il prodotto offerto dall’azienda perché scoprendo le ricerche della gente posso intercettare dei trend che mi aiutano a modificare il prodotto esistente o crearne di nuovi, perciò mi permette di intervenire in tutte le 4P del marketing mix.
Casi pratici
Due esempi pratici (Francesco De Nobili, Digital Marketing Integrato, HOEPLI) ci aiuteranno a chiarirci le idee sulla search intent.
Il primo riguarda un caso di un’azienda di prodotti alimentari che voleva lanciare della pasta nel mercato tedesco.
Cercado su Google.de la parola spaghetti trovarono che spaghetti alla carbonara, spaghetti alla bolognese e spaghetti Napoli (l’equivalente degli spaghetti al pomodoro in Italia) erano i primi risultati a comparire.
Innanzitutto si è capito come “spaghetti Napoli” fosse una parola sulla quale creare contenuti, e qui un primo risultato di analisi.
Successivamente tra i risultati di Google Autocomplete compariva un risultato interessante: “spaghetti carbonata thermomix”. Thermomix è il robot da cucina multiuso conosciuto in Italia come Bimby che permette di impastare e cuocere da sé.
Da qui si comprendeva che il fruitore di Google cercava un prodotto da poter cucinare all’interno del robot da cucina, in modo veloce e pratico, in maniera molto diversa dal modo di cucinare italiano.
Un’altra conclusione è che vi è un forte bisogno di velocità e praticità, non solo per coloro che possono permettersi il pratico ma costoso robot Bimby, ma anche per coloro che non lo possiedono e vogliono cucinare in modo veloce.
Il secondo riguarda un’azienda che produce infissi, nella fattispecie infissi vetrocamera.
L’azienda analizzò come molta gente cercasse all’interno del sito e sui motori di ricerca la parola “finestre doppio vetro”. Il termine non tecnico, era largamente utilizzato dalle persone che non appartenevano al settore.
Agenti, distributori, tecnici utilizzavano la parola corretta, ma un individuo qualsiasi che cercava quel tipo di infissi non conosceva la parola vetrocamera, quindi in modo molto semplice cercava la parola “doppio vetro”, sapendo che erano finestre composte da due vetri.
Questa analisi ha permesso all’azienda di creare contenuti per la SEO in modo che chiunque cercasse, con termini non tecnici, finestre doppio vetro, potesse entrare nel sito dell’azienda.
I risultati derivanti dall’analisi di search intent permettono di aprirci a nuovi orizzonti, scoprire nicchie di mercato che non conoscevamo.
Se un tempo era necessario fare delle analisi approfondite o interviste che magari non rivelavano ciò che il consumatore voleva realmente, oggi è possibile, tramite i risultati di ricerca, capire cosa egli desidera ed ha cercato nel web, talvolta scoprendo bisogni inconsci.
Conoscere ciò che la gente cerca è il modo più semplice ed efficace per farglielo trovare.
Sapere e conoscere ciò che il consumatore cerca ci permette di capire cosa per lui è importante, è un po’ leggere nella sua mente ed è il modo più semplice per creare ciò che gli interessa e farglielo trovare.
L’opportunità di analizzare ciò che egli ha cercato, inserito in un motore di ricerca, con che criterio di ricerca è entrato nelle nostre pagine o secondo Google Autocomplete quali sono i termini più gettonati è un po’ leggere nell’inconscio di una persona, per fare in modo che ciò che sta cercando possa essere prodotto da noi e inserito nel web, in questo modo egli lo potrà trovare.
Leggere nella mente
Fare analisi della ricerca, quindi analisi della search intent non è un po’ come leggere nella mente delle persone?
Studiare la search intent è un po’ come leggere nella mente.
Io credo di si, perché se analizziamo i percorsi delle persone al’interno di un sito, le pagine viste, i contenuti interessanti, le cose che la gente ha cercato ci permette in un certo senso di proporre contenuti utili e non solo, anche prodotti che rappresentano soluzioni a problemi quotidiani.
Una persona a volte usa internet e i campi di ricerca in modo irrazionale, di conseguenza potremmo anche scoprire cose inconsce che mai avremmo potuto immagine utili per il nostro potenziale consumatore.