La matrice BCG studiata dall’agenzia Boston Consulting Group negli anni ’70 è uno schema che mette in relazione la quota di mercato di un prodotto di un’azienda e il livello di sviluppo di un determinato mercato.

Serve ad analizzare il portafoglio prodotti e a far decidere al management in quali attività o prodotti investire.

Si tratta di una matrice importante perché prende in considerazione il ciclo di vita di un prodotto che nasce, si sviluppa e esce dal mercato perché saturo o perché si è spostato su altri bisogni.

I cerchi sono più grandi o più piccoli a seconda di quale sia il fatturato di quel determinato prodotto, in modo da rappresentarlo graficamente.

Tanto maggiori sono le quote di mercato di un prodotto e quanto più il mercato è in sviluppo, tanto più quel prodotto è in una situazione positiva.

Quali sono le aree della matrice BCG?

Tanto più, al contrario, un prodotto cade in basso, dove la quota di mercato è bassa e il mercato non è in crescita, il prodotto si troverà in una posizione negativa, diventando un dog, con scarse prospettive.

  • I prodotti cash cows, le cosidette mucche da latte, sono prodotti da mungere, poiché detengono una grossa fetta del mercato che in questo momento sta per essere abbandonato, quindi bisogna sfruttarli finché possono generare profitto;
  • i prodotti stars invece sono i migliori poiché hanno alta quota di mercato e sono in un mercato in crescita;
  • i dilemma hanno invece alte potenzialità, la quota di mercato è bassa ma sono in un mercato in crescita, quindi occorre migliorare la competitività del prodotto perché esso sia sfruttato appieno.

Avere un portafoglio prodotti con predominanza di prodotti cash cows e stars, con qualche dog e qualche dilemma sul quale investire, da far diventare la star di domani è indice di un portafoglio ben assortito.

Portafoglio prodotti ben assortito

 

Un portafoglio invece con poche stars, poche cash cows e molti prodotti nella sezione dogs è indice di un cattivo portafoglio.

Cattivo portafoglio prodotti

COME UTILIZZARLA?

Un’azienda che produce prodotti da forno ha 4 prodotti sui quali si sta interrogando. Un biscotto che vende da tantissimi anni, ormai intramontabile (cash cow), un pane proteico per gli sportivi appena lanciato (dilemma), un cracker integrale relativamente giovane che va alla grande (star) e una merendina ripiena tipo croissant che ormai sta concludendo il suo ciclo di vita (dog).

L’azienda spiengerà e cercherà di far fruttare, finché il suo ciclo di vita non si esaurirà, il biscotto che funziona da molto tempo.
Farà pubblicità, lo spingerà nei social, lo continuerà ad elogiare e lo farà fruttare appunto come una “mucca da latte” che può ancora regalare qualcosa.

Il pane proteico è una bella domanda. Si tratta di un test, un prodotto nuovo, una cosa verso la quale rivolgere attenzioni e analisi per capirne l’eveoluzione ed aggiustarne il tiro.

Il cracker integrale rende bene, allora valorizziamone il decollo: lavoriamo di pubblicità, se è relativamente giovane valutiamo se utilizzare un prezzo di penetrazione o di scrematura (a seconda di cosa stiano facendo i competitor), facciamo in modo che il prodotto resti in vetta.

Il croissant invece è in declino. Possiamo valutare se ricavarne ancora qualcosa, promuovendolo, scontandolo, rilanciandolo in qualche modo, nella consapevolezza che a breve potrà abbandonare il mercato se impegnerà troppi costi per l’impresa.